Dal 2009 al 2019 la Regione Veneto ha più volte prorogato la norma sugli ampliamenti in edilizia, nota con il nome di Piano Casa Veneto.
Dopo una serie di proroghe dal 2009 al 2019, con Leggi Regionali a carattere temporaneo, la Regione Veneto ha emanato una Legge definitiva: L.R. n 14 del 04 aprile 2019.
Molti la chiameranno ‘Piano Casa Veneto 4‘. Ma il titolo ufficiale è Veneto 2050. In effetti, la norma non tratta unicamente di ampliamenti, ma allarga l’orizzonte delle intenzioni. Avendo l’ambizioso obiettivo di un riordino del territorio.
Il boom economico che l’Italia ha vissuto dal 1950 al 1980, è stato accompagnato dalla frenesia della ricostruzione dopo la guerra. Dalle iniziative imprenditoriali che esigevano abitazioni e spazi produttivi realizzati su terreni di proprietà. Non c’erano tempo, voglia, e soprattutto cultura per realizzare un’urbanizzazione controllata.
Finiti il boom e l’improvvisazione dettata dalla fretta, il veneto ‘lavoratore’ voleva continuare a costruire come gli pareva e piaceva. Non solo per lavorare, ma anche per speculazione edilizia. Corruzione politica e clientelismo favorirono il consumo incontrollato di suolo. Senza contare i condoni edilizi. Il primo condono del 1985 ebbe l’effetto di aumentare i volumi abusivi. Perchè uscita la legge, molti pensarono di costruire abusivamente in quel momento, e contestualmente sanare. Pratica suggerita da progettisti privi di coscienza, deontologia, scrupoli, e serietà. Per loro fu un eldorado.
Risultato di tali pratiche è una pianura piena di edifici sparsi. Residenziali e produttivi. Quasi sempre architettonicamente mediocri. Se si deve progettare e realizzare una nuova infrastruttura, bisogna zig zagare tra una bruttura e l’altra, perchè esistono e non ci sono risorse per espropriare tutto.
Territorio veneto a nord di Padova
Territorio a nord-est di Parigi
Territorio a nord-est di Londra
Territorio a nord-ovest di Lipsia
RIORDINO DEL TERRITORIO VENETO
Nello spirito del Piano Casa Veneto, per riordino si deve intendere -detto in estrema sintesi- un raggruppamento del costruito in aggregati urbani più densi degli attuali.
Contestuale pulizia delle porzioni di territorio a vocazione naturale o agricola.
La demolizione totale di elementi estranei, creati dall’uomo (antropizzazione). Siano essi edifici, strutture, strade, o altro.
I volumi demoliti possono essere ricostruiti in zone più idonee, con lo strumento dei Crediti Edilizi.
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PIANO CASA VENETO e RINATURALIZZAZIONE
Parola chiave nel nuovo Piano Casa Veneto, con rinaturalizzazione si intende la rimozione di ogni elemento antropico (creato dall’uomo). Compresa l’eliminazione delle eventuali fondamenta e strutture interrate, oltre all’eventuale bonifica del suolo.
Oggetto di questa eliminazione saranno (almeno nelle intenzioni) gli elementi estranei al contesto, non più funzionali o funzionanti. Oppure esistenti in zone improprie: fasce di rispetto, zone a rischio idro geologico, ecc..
Il suolo recuperato con l’eliminzione di manufatti e soggetto all’eventuale bonifica, dovrà avere come risultato ultimo l’originaria permeabilità. L’acqua meteorica dovrà poter filtrare nel terreno, e arrivare sino alle falde sotterranee.
La rinaturalizzazione ha quindi -a nostro giudizio- cinque buone finalità:
- Mitigare gli effetti dei nubifragi
- Recuperare una parte del paesaggio
- Migliorare la qualità della vita
- Diminuire i costi sociali
- Recuperare la vita sociale
Vale la pena notare che non ci sono unicamente i costi legati ai disastri ‘naturali’, ma anche i costi infrastrutturali.
Un’edificazione sparsa, realizzata con il criterio del ‘più lontano possibile da chiunque’, ha comportato la necessità di strade, fognature, energia elettrica, gas, acqua potabile, telefono.
Anche se oggi alcune di queste necessità sono integrate da una tecnologia che mira all’autosufficienza, è intuitivo che un aggregato ha costi infrastutturali inferiori, rispetto a un’edificazione sparpagliata su un’area 5-6 volte maggiore.
È una questione culturale e sociale, non solo politica e urbanistica. Servirà tempo, e un cambio di mentalità nelle future generazioni.
CREDITI EDILIZI nel PIANO CASA VENETO
La sfida è quella di convincere il privato abituato oggi a preoccuparsi solo del proprio orticello, al cambiamento in favore di un miglioramento collettivo.
Dovrebbe essere a costo zero per la Pubblica Amministrazione. Il metodo adottato dal nuovo piano casa veneto è quello dell’incentivo: ti consento di fare questo, se tu fai quello.
Il primo incentivo è l’aumento di volume. Poi sono previsti alcuni cambi di destinazione.
Ma c’è anche il Credito Edilizio. Uno strumento forse sottovalutato. Il proprietario di un volume ‘improprio’ che decidesse di demolirlo, non perderebbe il valore commerciale di tale volume. I metri cubi andrebbero iscritti in un apposito registro gestito dal Comune, e resi disponibili sul mercato. L’acquirente potrà ri-costruirli in aree appositamente individuate dall’amministrazione comunale.
Non è improbabile che il valore nella posizione originaria possa essere inferiore a quello della nuova. Per il semplice motivo che i volumi oggetto di questo meccanismo, normalmente insistono su aree improprie o in stato di degrado. Mentre si presume che le nuove aree individuate dall’amministrazione, siano certamente congrue e consone.
Va da se che il meccanismo si regge finanziariamente se l’edificio da demolire versa in pessime condizioni, e il valore commerciale corrisponde al volume urbanistico.
Non è invece chiaro quale possa essere l’incentivo per il proprietario di un manufatto incongruo, che non costituisce volume urbanistico. Pensiamo a strutture in calcestruzzo che avevano originariamente una sola funzione tecnica. Piazzole, superfici, muri di contenimento, ecc..
Calcolo semplificato percentuali ampliamento
Articolo 6 – Ampliamento
comma 1 | +15% | con: |
|
Allegato A | +25% | con: | somma dei requisiti adottati nel progetto |
Totale Max | +40% |
Articolo 7 – Demolizione e ricostruzione
comma 1 | +25% | con: |
|
Allegato A | +35% | con: | somma dei requisiti adottati nel progetto |
Totale Max | +60% |
comma 5 | +100 m3 | con: | uso dei crediti edilizi da rinaturalizzazione |
CONCLUSIONI
Innanzi tutto non si tratta di far sacrificare un solo, singolo, privato. È un mutamento che chiede un cambio di passo a tutti.
A nostro avviso, la P.A. potrebbe e dovrebbe concedere molto di più, per innescare un vero volàno al cambiamento. Ad esempio:
– infrangere il tabù dell’altezza massima. Alzare l’asticella. Mantenere dei limiti, ma più attuali. È anacrostica un’altezza massima di 8,50 metri per un condominio. Sviluppare lo stesso volume in verticale, invece che in orizzontale, significa recuperare suolo scoperto. Suolo da sistemare a verde.
– lo strumento dei crediti edilizi perde moltissimo appeal e applicabilità pratica, se per ricostruirli si è soggetti alla decisione di un’Amministrazione in merito al dove. Uno spettro più ampio di zone per la possibile ricostruzione aiuterebbe il libero mercato dei volumi, aumentando l’uso e l’effetto dell’incentivo, e quindi la possibilità di raggiungere il risultato finale.
Piano Casa Veneto 2019 nel dettaglio...
Per vedere l’articolato della Legge 14/2019, il lettore può consultare la pagina dedicata al seguente link:
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